Personaggi famosi giapponesi
Hello Kitty
Impazza ormai in tutto il mondo, non solo in quello delle bambine e delle ragazzine adolescenti giapponesi: è Hello Kitty, la tenera gattina con un fiocco sull'orecchio, nata dalla matita creativa di una donna giapponese. Si perché Hello Kitty è proprio made in Japan, parte di un fenomeno sociale che gli studiosi, sostengono, va oltre il puro marketing aziendale.
Negli anni Ottanta, il periodo di massimo splendore del Giappone del XX secolo, Hello Kitty nasceva dalla mano della disegnatrice Yuko Shimizu, 'convocata' dalla forte multinazionale nipponica Sanrio (conosciuta per la produzione di gadget e articoli da regalo). L'intento era quello di immedesimare in questa piccola e buffa gattina, tutto il mondo d'essere della cultura giapponese: la gentilezza, la tradizione dei piccoli riti quotidiani giapponesi, la tenerezza nel scambiarsi i doni, la semplicità. Un obiettivo più che riuscito, visto che a tutt'oggi sono ben oltre 10 mila i negozi in tutto il mondo con esposta la bella faccina di Kitty.
Un trentennio fa, con il boom economico giapponese cambiarono anche le tendenze giovanili e il confrontarsi dei giovani in una società che diveniva sempre più moderna, dinamica e cosmopolita. Una società che si trasformava mettendo per un momento da parte il vecchio sistema tradizionale e creando allo stesso tempo i naturali disequilibri. Nascevano gli eroi dei fumetti, le 'anime' e i manga, nuovi idoli di un'età quasi perennemente adolescenziale. Ancora oggi, questi nuovi idoli sembrano quasi dare conforto ai giovani giapponesi (ed ora a quelli di tutto il mondo) capaci di donare affetto e compagnia, quasi fossero parte di una stessa famiglia. In Giappone in particolare, Hello Kitty accomuna i giovani, li segue in tutte le fasi quotidiane, dalla colazione alla scuola, alla notte a casa nel proprio letto, quasi come un angelo custode.
Nasce così la hellokittymania, o semplicemente kittymania, migliaia di gadget pronti a soddisfare le esigenze più attese, soprattutto quelle dei suoi creatori e produttori, visto che il fenomeno di costume è capace di generare un fatturato di miliardi di dollari. Borsellini, magliette, biglietti d'auguri, gioielli, tostapane (come quello qui a destra), biciclette, astucci portatrucchi e chi più ne ha più ne metta: anche le grandi marche mondiali hanno deciso di investirvi su, tanto che oggi Mc Donald's, Swarovsky, e non ultima la casa produttrice di automobili Smart, portano a spasso la bella gattina sempre più spesso.
Negli anni Ottanta, il periodo di massimo splendore del Giappone del XX secolo, Hello Kitty nasceva dalla mano della disegnatrice Yuko Shimizu, 'convocata' dalla forte multinazionale nipponica Sanrio (conosciuta per la produzione di gadget e articoli da regalo). L'intento era quello di immedesimare in questa piccola e buffa gattina, tutto il mondo d'essere della cultura giapponese: la gentilezza, la tradizione dei piccoli riti quotidiani giapponesi, la tenerezza nel scambiarsi i doni, la semplicità. Un obiettivo più che riuscito, visto che a tutt'oggi sono ben oltre 10 mila i negozi in tutto il mondo con esposta la bella faccina di Kitty.
Un trentennio fa, con il boom economico giapponese cambiarono anche le tendenze giovanili e il confrontarsi dei giovani in una società che diveniva sempre più moderna, dinamica e cosmopolita. Una società che si trasformava mettendo per un momento da parte il vecchio sistema tradizionale e creando allo stesso tempo i naturali disequilibri. Nascevano gli eroi dei fumetti, le 'anime' e i manga, nuovi idoli di un'età quasi perennemente adolescenziale. Ancora oggi, questi nuovi idoli sembrano quasi dare conforto ai giovani giapponesi (ed ora a quelli di tutto il mondo) capaci di donare affetto e compagnia, quasi fossero parte di una stessa famiglia. In Giappone in particolare, Hello Kitty accomuna i giovani, li segue in tutte le fasi quotidiane, dalla colazione alla scuola, alla notte a casa nel proprio letto, quasi come un angelo custode.
Nasce così la hellokittymania, o semplicemente kittymania, migliaia di gadget pronti a soddisfare le esigenze più attese, soprattutto quelle dei suoi creatori e produttori, visto che il fenomeno di costume è capace di generare un fatturato di miliardi di dollari. Borsellini, magliette, biglietti d'auguri, gioielli, tostapane (come quello qui a destra), biciclette, astucci portatrucchi e chi più ne ha più ne metta: anche le grandi marche mondiali hanno deciso di investirvi su, tanto che oggi Mc Donald's, Swarovsky, e non ultima la casa produttrice di automobili Smart, portano a spasso la bella gattina sempre più spesso.
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